Il 23 aprile si celebra in Catalunya la giornata del libro, in occasione della ricorrenza di Sant Jordi (San Giorgio). Tradizionalmente gli/le innamorati/e si regalano un libro e/o una rosa, le città si riempiono di bancarelle di librerie e case editrici intervallate da chioschi di rose rosse. Si tratta della festa più attesa e importante dell'anno e per librai e libraie si tratta di un evento la cui preparazione inizia con mesi di anticipo. Finito di organizzare i resi della campagna di Natale, quest'anno, dopo due anni di restrizioni, ci siamo rimboccate le maniche per preparare il ritorno del Dia del llibre. Forse proprio per la voglia di tornare a celebrarlo che si sentiva anche tra la gente, abbiamo lavorato così tanto sulle nostre proposte, cercato di ottimizzare i nostri 24 metri di stand con quanti più titoli possibile, riordinato i nostri segnalibro personalizzati, prenotato il nostro tavolo di firme a scrittrici, scrittori, illustratrici e illustratori per tutta la giornata. Insomma, abbiamo investito tanto tempo, tanto denaro e tanta energia per non farci trovare impreparate per quest'occasione. Le ultime settimane, come di consueto, sono state costellate, almeno per me, da incubi su libri che avevo dimenticato di ordinare e da dubbi sulle quantità, sugli arrivi dell'ultimo minuto, sulle scelte tra i titoli a disposizione. E poi, dopo giornate intere passate a sistemare scatoloni su scatoloni, prezzare migliaia di libri, risolvere equivoci con trasportatori e distributori, ieri mattina dopo la sveglia alle sei e un treno preso all'alba sotto un cielo plumbeo che preannunciava il dramma, sono uscita dalla stazione e mi sono trovata davanti Casa Batlló che ogni Sant Jordi ricopre i suoi balconi di enormi rose rosse. "Ci siamo finalmente!!" ho pensato dentro di me e alla paura è subentrata l'emozione, quella che fa prudere le mani e venir voglia di sorridere. Alle nove la pioggia era svanita e la strada si era riempita di gente!! Quanto tempo senza poter condividere l'entusiasmo e il calore delle persone! Con orgoglio ho ammirato i nostri libri esposti. Come dice una mia collega, c'è qualcosa di magico nel tirar fuori un libro nuovo da una scatola e metterlo in vendita: ci fa sentire delle/dei privilegiate/i, abbiamo l'onore di accompagnarlo in una nuova fase della sua vita e l'obbligo di aiutarlo a trovare un lettore o una lettrice.
Mai mi sarei aspettata che all'improvviso il cielo tornasse ad annuvolarsi e che in cinque minuti la grandine e il vento iniziassero a distruggere e spazzare via stand, tendoni, libri e tutta l'emozione che impregnava d 'aria. Abbiamo cercato di proteggere i libri, di asciugare, riparare, spostare, salvare il salvabile. Ma alle otto di sera c'erano pile di libri rovinati davanti ai nostri occhi che si sono inumiditi, e non per la pioggia. Con i capelli zuppi da ore, tremanti dal freddo e a stomaco vuoto, quello che più ci ha fatto male è stato vedere che la metà o più dei nostri libri erano irrecuperabili, nonostante i tentativi disperati di salvarli. Intorno a noi la tragedia si era ripetuta nei vari stand ed eravamo pietrificati. Per questo disastro non c'è alcuna soluzione possibile le perdite sono innumerevoli. E i nostri libri. I nostri libri.. Poi, dopo la prima ondata di grandine, dopo la seconda e anche dopo la terza, abbiamo sentito un boato accogliere la tregua e la gente si è fiondata sugli stand per comprare più velocemente possibile. Libri in buono stato, libri bagnati, libri completamente rovinati. "Dammi i più rovinati che hai!" mi ha detto una signora. Altri sono rimasti a mantenere la ricopritura di plastica che cercavamo di sottrarre al vento per non bagnare i libri mentre la pioggia ricominciava a cadere, inzuppandosi con noi. Una giornata disastrosa che ci ha spezzato il cuore e riempito di gratitudine.
Quindi GRAZIE a tutte le persone che ci hanno aiutato e che hanno continuato a comprare, perché si è librai/e per vocazione ma se è possibile realizzare questo sogno è solo grazie a voi, che avete fiducia in noi, che non ci dimenticate e che riconoscete il nostro lavoro. Alle dieci di sera abbiamo finito di raccogliere i cocci zuppi di questa giornata infinita e non sappiamo ancora come ci rimetteremo in piedi. Ma sappiamo che non siamo soli/e.
Viviamo in un'epoca in cui Amazon ci ha dichiarato una guerra impossibile da vincere e le grandi catene cercano di trasformare la libreria in un luogo da intellettuali dove andare a prendere un caffè e ammirare scaffali pieni di volumi che nessuno compra perché nessuno conosce. Chi ci lavora raramente ha tempo per conoscere i libri e dare consigli, perché le mansioni che gli spettano sono altre. La libreria è fatta di persone, è uno spazio di intercambio, di riflessioni silenziose e conversazioni appassionate tra libraio/a e clienti, uno spazio prezioso che non dobbiamo farci portare via. Questa giornata ci ha insegnato che senza pubblico non c'è futuro per le librerie, ma deve anche ricordarci che senza librai/e non c'è futuro per i libri.